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venerdì 24 settembre 2010

Che ormai in Italia il potere economico ed il suo potenziale siano in grado di comprare giornali, amministratori, controllori, dirigenti ed esponenti "intelligenti" è diventata ovvietà quotidiana. Però ancora mi chiedo come abbia fatto a comprare quel popolo italiano a cui sono stati rubati democrazia, benessere, futuro e moralità.
Se un cittadino europeo si trovasse improvvisamente a vivere in Italia probabilmente si convincerebbe di essere stato catapultato nella trasposizione cinematografica di un libro di Philip Dick. Certamente c’è chi, fuori dal nostro piccolo staterello, si interessa di noi, incuriosito da questa piccola (pen)isola di soldatini della libertà che marciano sui tacchi a spillo alle spalle del signore dalle lunghe mani e dalle tasche profonde.
Eppure l’Italia non era così, un tempo. Non che il processo di involuzione sia cominciato con Berlusconi, ma certamente è con lui che ha avuto un’impennata drastica e risolutiva verso il baratro.
Sono esistiti, in altri tempi e in altre zone del mondo, personaggi che hanno governato con le chiavi della verità e della democrazia in mano, dopo averne ben serrato le porte a tripla mandata. Popoli sono stati piegati dalle leggi della propaganda imposta, costruita e distribuita negli argini della censura, dalla violenza esercitata o minacciata, dalla follia di un progetto tirannico creato e posto in essere grazie alla negazione della libertà di pensiero e del potere decisionale. Il resto del mondo, che stava a guardare, gridava al tiranno, alla negazione della libertà e dei diritti umani, minacciava interventi e qualche volta li progettava persino. Organizzava crociate, impegnava eserciti liberatori e infine puniva il cattivone, rimpinzando l’elenco dei diavoli nei libri di storia.
Sarebbe bello, un giorno, vedere portar via il Cavaliere in manette e sentire nelle televisioni, almeno qualcuna di esse, l’ accento straniero di qualche soldato gridare: Italiani, siete liberi!
Ma questo è un sogno e come tale va preso, esattamente come immaginare di vincere al superenalotto. L’Unione Europea ci richiama, ci intima di sistemare qualcosina, ci inserisce negli ultimi posti degli elenchi dei Paesi che rispettano libertà e democrazia, mette i suoi Ministri a litigare con il nostro capo sornione e resta a guardare un popolo che agita i pon pon e canta inni celesti nei pullman.
Eppure l’Italia non era così, un tempo. Un tempo il secondo scalino non si sarebbe salito, un tempo italiani di destra e di sinistra sarebbero insorti davanti alla compravendita di ogni pezzettino dello Stato, della penna dei giornalisti, degli occhi dei controllori, delle firme degli amministratori, delle delibere dei dirigenti, persino della voce dei sostenitori. Ma il grande merito del Signore è stato quello di creare uno sterminato terreno adatto, iniettato di fertilizzanti, prima di piantare l’insalata marcia. Canale cinque, rete quattro e Italia uno si sono divise il compito di impollinare e far nascere i nuovi italiani, corredati dai loro nuovi modelli, sogni e progetti: soldi, potere, fama e quant’altro, a discapito di qualsiasi altra cosa. Le nuove generazioni e la parte rivisitata delle vecchie, quindi, hanno lentamente visto nascere e svilupparsi il nuovo modello vincente politico, economico, personale e, soprattutto, mediatico. E nulla è più inaccettabile su queste basi, perché è tutto in fondo coerente e strutturale alla crescita del modello a cui si aspira.
Abbiamo scoperto che il nostro capo ha corrotto magistrati, attraverso personaggi  a lui molto vicini. Abbiamo poi potuto notare e verificare abbondantemente che tutta la sua attività politica è incentrata sull’ideazione e la messa in opera di leggi atte, neanche troppo occultamente, a salvaguardare la propria libertà e gli interessi economici legati alle proprie aziende. Poi siamo stati informati delle sue tendenze all’utilizzo di compagnie di donne prezzolate, sia come proprio hobby personale, sia in veste di cadeaux, inventando di fatto un nuovo tipo di bustarella più aggraziato e meno pericoloso del classico. Poi siamo stati anche informati delle sue telefonate minatorie a dirigenti e funzionari vari, atte a impedire l’andata in onda di trasmissioni a lui politicamente sfavorevoli o a muovere decisioni di consigli di amministrazione favorevoli alla salvaguardia della propria persona, distruggendo di fatto la libertà di stampa e di informazione. Poi siamo stati informati delle attività commerciali dei suoi collaboratori impegnati ad acquistare la partecipazione di materiale femminile idoneo alle feste di piazza e alle manifestazioni elettorali, coerentemente con la gran parte dei propri format televisivi. Poi siamo stati informati delle condanne inflitte ai suoi collaboratori per corruzioni miste, stranamente a favore di Berlusconi: potere della generosità.
Mi fermo qui, consapevole del fatto che tutti siamo a conoscenza di tutto e che l’elenco, alla fine, resta un’inutile perdita di tempo quando la volontà è quella di ignorare, negare o contestare i fatti.
Ecco, ieri la Stamperia di Stato di Saint Lucia ha negato che il documento che indicava Tulliani come proprietario del famoso appartamento sia mai uscito dai propri uffici. Ha anche negato che quel documento ci sia mai stato, nei propri uffici. Ha, insomma, dichiarato che si tratta di un falso. Noi ne siamo stati informati, siamo quindi stati informati (nuovamente) che la campagna antifiniana ad opera di Berlusconi, del Pdl tutto e dei giornali di area, utilizzi qualunque arma legittima, illegittima, immorale, politica, economica e di qualsiasi altro tipo sia utile, per distruggere il nemico politico di turno.
No, non è una novità come non sarà una novità il fatto che Libero ed il Giornale possano continuare a costruire una campagna mediatica falsa e denigratoria verso qualcuno che mette i bastoni fra le rotelle del Presidente senza essere né richiamato né tantomeno radiato dall’albo dei giornalisti. E non è certo una novità che il Presidente del Consiglio del nostro Paese usi la menzogna e la corruzione per vendere al suo pubblico la storiella nella quale lui, uomo retto, simbolo del fare e dell’amore, viene ancora una volta bersagliato da un nuovo nemico, questa volta addirittura serpe in seno, che gli impedisce, insieme all’Opposizione e ai magistrati di sinistra, di compiere il suo dovere di agire nell’interesse dell’Italia e degli italiani.
Ciò che mi sorprende in tutto questo, però, è il mio stesso sorprendermi nel constatare che neanche questo è sufficiente per questo Paese e per questo popolo ad innescare l’esplosione senza ritorno; forse perchè neanche io ho ancora capito che non mi trovo in un libro di Philip Dick.
S.